"Paesaggi urbani 1985 – Annuario per la letteratura e la vita culturale a Berlino Ovest" Edizione Neue Wege, Berlino 1985
testo di Peter Scherer sul quadro di Carl Timner “Katharina di Alessandria” 1985
Traduzione in italiano dal tedesco
Catharina di Alessandria è parte di una tradizione della liberazione. La sua figura è caratterizzata dal sapere, dall’eloquenza e dalla bellezza. Il suo dono di parlare e di muovere gli altri attraverso la sua parola ad un completo cambiamento, non esprime forza magica, piuttosto una visione razionale. Ella non incarna qualcosa di veramente cristiano, piuttosto un ideale umanistico, una connessione tra Minerva e Venere, tra Atena ed Afrodite.
Ci sono state donne simili in tempi di radicali cambiamenti, che in nessun altro luogo hanno segnato in modo più netto le loro contraddizioni che nel Nord Africa. Esse sono afferrabili in Ipazia, una filosofa. Ella visse come Catharina in Alessandria; alcuni credono di riconoscere in Catharina solo il riflesso leggendario della storica Ipazia. Bella ed erudita, Ipazia ha attirato su di sé l’odio dei fanatici cristiani. Essi la attirano in una chiesa, le strappano i vestiti di dosso e la squartano con grosse, acuminate conchiglie, rimembranza del simbolo di Afrodite. Intelligenza e bellezza significano rigetto di umiltà ed ascesi, virtù cardinali cristiane.
Catharina studia sin dalla prima giovinezza tutte le scienze ed essa discorre con tutti, con gli sbirri, che cospirano con lei, con la moglie dell’imperatore, che lei conquista, con i soldati, che si rivoltano contro l’imperatore, con i dotti, i quali preferiscono affrontare la morte piuttosto che continuare a sostenere la politica dell’imperatore.
Catharina frantuma l’apparato di oppressione, le cui macerie restano ai suoi piedi. In mano tiene un libro aperto. Essa è patrona della facoltà di filosofia della Sorbona e della Università di Heidelberg. Poiché non esiste alcuna figura storica, la cui identità corrisponde a quella di Catharina, Catharina appartiene ad un gruppo – modello di donna. Come prima è da nominare Giuditta, la quale salva la sua città natale attraverso la sua bellezza seducente ed il suo coraggio. Giovanna d’Arco le sta a fianco. Infine è da ricordare una donna, il cui nome non conosciamo: una giovane ebrea, la quale ad Auschwitz, nell’anticamera della camera a gas, strappò le armi ad uno sbirro delle SS e lo stese a terra. Testimoni confermano l’indescrivibile, muto trionfo della detenuta di fronte al fatto, il quale per un breve attimo richiama in vita il riflesso della libertà e della giustizia.
Catharina è la segreta patrona della donna lavoratrice. Si pensi alle “Caterinette”, le modiste e cappellaie di Parigi. Sotto questo punto di vista Catharina è –come lavoratrice – il contrappunto di Maria, la madre.